Surprise, surprise!!!
Gli Uncle Tupelo mi hanno cambiato la vita! Nel senso che hanno saputo inventare una miscela di suoni incredibile. Dal momento loro scioglimento in poi, ho seguito con la stessa dedizione le carriere separate di Jeff Tweedy e Jay farrar rimanendo però più legato al suono di quest’ultimo e se dovessi scegliere tra un concerto in contemporanea di Wilco e Son Volt, sceglierei Son Volt tutta la vita... Sono un conservatore? non saprei, forse si... ma ad ogni uscita discografica dell’uno e dell’altro mi domando come sarebbe intrigante se le loro sensibilità musicali potessero ancora una volta fondersi per ricreare quel sound unico ed irripetibile targato Uncle Tupelo che vanta il record di tentativi di imitazione!!! Se un fiume ad un certo punto venisse separato in due torrenti, perderebbe forza, impetuosità e vigore e anche se troverebbe una strada nuova per arrivare al mare non sarebbe più lo stesso. Il fiume Jeff Tweddy si è dato molto da fare, ha scavato sotto terra, ha deviato percorso più volte, ha saltato crepacci mostrando ogni volta lati diversi del suo genio compositivo, stravolgendo la line-up iniziale della band; Jay Farrar è rimasto a scorrere in pianura in un letto tranquillo ma in acque costantemente limacciose! Mi intriga l’introspezione di Farrar quanto i mutamenti umorali e compositivi di Tweedy che con Wilco ha dato sfogo alla sua infinita creatività! Detto ciò? Dopo 215 parole affermo con convinzione che questo è il più bel disco di Wilco! Whole Love è la loro quintessenza, il pop immediato di Wilco (The Album) affiora marginalmente così come le sperimentazioni di Yankee hotel foxtrot e album attigui, la confusione sonora è solo apparente perchè in queste 12 canzoni sono riusciti finalmente a comprimere quello che sono... tendenzialmente una rock band legata alle più nobili radici americane con l’ossessione di sentirsi una band pop. Sono sopiti i personalismi, scomparsi gli eccessi, hanno badato al sodo, alla musica e di questa ne troviamo a secchiate! C’è ancora tanto pop in Whole Love ma è tratteggiato, negli spazi bianchi c’è spazio per tanto rock, jazz e divertenti giochi sonori, ecco allora che la noia che era solita assalirmi circa a metà dei dischi di Wilco qui non c’è, potrei ascoltarlo per ore senza annoiarmi perchè c’è sempre qualcosa da scoprire, una sfumatura da cogliere, una citazione da interpretare ci sono matrici pop, country, folk, rock, jazz, ci sono i Beatles (Sunloathe sembra uscita da Abbey Road), le armonie dei Beach Boys, la giocosità di Elvis Costello, le atmosfere di Neil Young, le costruzioni di Randy Newman e l’ombra di Bob Dylan! Insomma Whole Love sembra un disco degli anni ’60... l’ho detto!!! La dimensione di Wilco mi piace, mi completa, mi fa sentire a mio agio continuo a preferire Son Volt ma a questo Whole Love, in questo momento, faccio fatica a rinunciare!