piedaesanzves: febbraio 2013

sabato 23 febbraio 2013

Mojo Filters - The Readhill Songs

Romano Farina Photo


Rock on the tracks

Uniti sotto un'unica stella, quella del r'n'r! La parola globalizzazione che fino a qualche anno fa riempiva la bocca di tanti e di troppi ora sembra essere diventata una parola Tabù. Per fortuna il nostro mondo è fatto di note e in questo universo fatato quando la musica è buona ed è rock suonato come dio comanda non si fanno distinzioni di sesso, di razza, di lingua e di nazionalità. I Mojo Filters sono italiani e la cantano e la suonano che è una meraviglia. Chitarre affilate come lame di rasoi, assoli che penetrano nella carne come coltelli e voce che incide come un bisturi... non è una sala operatorie è semplicemente The Readhill Songs. La musica proposta da Mojo Filters si può identificare con la parola Rock nella sua accezzione più ampia, i nostri ripercorrono le strade di una musica che vive e pulsa fin dagli anni '70, una musica che continua a regalare le stesse emozioni da più di 40 anni. Quello che mi fa veramente incazzare è come questo tipo di musica, non possa trovare un suo spazio in italia, quando in tutto il resto d'europa e del mondo è tra le più apprezzate e ricercate. Mi domando come band come Mojo Filters e Cheap Wine (per fare i primi due nomi che mi vengono in mente) debbano cercare spazio in lande straniere quando "fior fior" di giornalisti collocano band statunitensi, per la maggior parte delle volte di livello inferiore alle nostre, come nuovi astri nascenti del rock. Ma se uno è nato in italia è obbligato per forza a cantare in madre lingua per essere tenuto in considerazione? L'assurdità di vivere in un paese come il nostro rende ciechi su quanto questo disco possa porsi a livelli ben più alti se posto a confronto con più blasonati e super considerati concorrenti d'oltre oceano come Rival Sons.
The Readhill Songs è un grande disco, al suo interno vi sono talmente tanti ingredienti che per coglierli tutti non basterebbe un'intera giornata di ascolto continuo. Porsi davanti a questo disco con l'atteggiamento di chi dice: ecco un altro disco di una band rock italiana che canta in inglese è l'azione più arrogante, saccente e superficiale si possa compiere. Ogni brano è un piccolo gioiello, per la cura  e l'attenzione ad ogni minimo particolare, per la scelta degli strumenti e per il giusto equilibrio che porta con sè. L'assolo di The black ship o di Closer to the life non ne sono che un piccolo esempio e poi i fiati di Beautiful June Day, una di quelle songs da ascoltare a nastro per quanta poesia porti racchiusa dentro di se. I mojo Filters ci mettono l'anima e questo si coglie in ogni accordo e in ogni nota del disco, questa musica è la loro vita e riescono nell'impresa più difficile per qualunque gruppo al mondo, quella cioè di riuscire a passare quello che sentono, quell'amore viscerale che provano per la musica, a chiunque li ascolti. The Readhill Songs mi sta regalando emozioni dai sentori ancestrali, senza andare nel passato più remoto ho qui, ora, tra le mie mani un disco che è rock, suona rock e parla di rock a chiunque sia disposto ad ascoltarlo.




venerdì 22 febbraio 2013

Hernandez & Sanpedro - Happy Island



Adriatic Coast Sound

La scena rock e cantautorale che una volta era di casa sulla via Emilia, in questi ultimi anni si è trasferita definitivamente tra la Romagna e l'Adriatic Coast. Ultimi arrivati ad aggiungersi al nutrito gruppo sono Hernandez e Sanpedro. Il loro Happy Island è un'opera prima fatta di pezzi originali, ricca di riferimenti e di belle canzoni, ben arrangiate e suonate. Come ogni esordio risente delle influenze che i nostri si portano dietro nel loro bagaglio costruito da tanti concerti live dove hanno reinterpretato cose di Neil Young, Pearl Jam, Bruce Springsteen, Jayhawks, Rem... Folk rock nella sua espressione più pura dove si intravedono echi di West Coast (The Hardest Part), sferzate di energia (Turn On The Light), tra Western e R.E.M (Don't Give Up On Your Dreams), un disco di Americana allo stato brado.
Ci sono poi le ballate che ben si alternano e si amalgamano alla perfezione nella playlist costituita di 10 brani, evocative e mai scontate che elargiscono una buona dose di pathos.
Il disco si ascolta che è una bellezza e porta una ventata di aria fresca che, anche se già respirata tante volte, non odora di stantio perchè trasmette la tutta voglia e tutta la gioia di fare musica di Luca "Hernandez" Damassa (voce solista e chitarra acustica e Mauro "Sampedro" Giorgi (chitarra solista e cori).
Happy Island è proprio un'isola felice per chi come me ha una certa età ed è cresciuto ascoltando questi suoni, ma resta un buon biglietto da visita per chi, più giovane, si volesse addentrare nelle storie di una musica che ha costruito una storia. Inserito nel lettore cd dell'auto, il disco si ascolta che è una meraviglia, anche se la "morte sua" è ascoltarlo in cuffia, in riva all'adriatico con il sapore del sale e l'odore del mare, sferzato dal vento che mi immagino possa portare queste note dalla nosta "coast" dove nella seconda metà dell'800 si suonava musica con gli stessi strumenti che dall'altra parte dell'oceano avrebbero poco più tardi dato origine a queste armonie che ritroviamo ora in Happy Island.


giovedì 21 febbraio 2013

Daniel Pearson - Mercury State


Smoke for the soul

Non è possibile e non è neppure legale che possano mettere in commercio dischi come questo Mercury State. Come minimo dovrebbero scriverci sopra "Attenzione crea assuefazione". Fu così che... incominciai ad ascoltarlo un po' alla volta, come quando da adolescente ho comperato il primo pacchetto di Marlboro da 10, la prima è per provare,  per vedere che effetto fa, per assaggiarne il sapore, per sentire cosa c'è di particolare nell'aspirare fumo, così è stato per Factory Floor, una boccata di fumo che mi ha riempito i polmoni, mi ha tolto il fiato, quel fumo rarefatto di note dentro di me che non volevo più fare uscire, che ho cercato di trattenere fino ad esplodere fino a che non ho assaporato quel gusto amaro ma tanto affascinante che mi ha lasciato la voglia di continuare... La seconda è per vedere se è come la prima, ma Promises non è così, è elettrica, sto imparando ad aspirare e questa mi graffia la gola ed ha un sapore diverso, sto incominciando a prendere una certa confidenza. La terza mi provoca il classico capogiro, la vista si annebbia e devo sedermi per poterla finire tutta, I Still Believe è proprio una bella botta, fatta solo di piano e voce, ho lo stomaco sotto sopra e mi dico, basta, non posso star male così per una canzone, quattro accordi e una manciata di parole non possono ridurmi come uno straccio, la lascio consumarsi tutta, fino in fondo, fino a bruciarmi l'indice ed il medio. Fumare è anche cool, e Hard Time è una soundtrack più che adatta all'occasione, così la quarta mi fa guardare il mondo dall'alto verso il basso, io con questa sono fico, nulla mi può accadere e soprattutto riprendo coscienza di me stesso e incomincio ad avere consapevolezza del mio nuovo status e, detto sinceramente, mi piace assai. Accendo la quinta e il mondo intorno a me ha tutto un altro aspetto, ormai sono un fumatore di Daniel Pearson, il sapore di  Rat Race si mischia ad altri sapori conosciuti, mi è familiare, mi rassicura, sono presente, sono io, mi muovo disinvoltamente, sono a mio agio. I problemi insorgono con la sesta, perchè All is not lost mi toglie il fiato, mi porta sull'orlo di abbandonare il mio nuovo status, fa troppo male, preme sul petto, mi fa tossire, mi spinge fuori qualunque cosa trattenessi dentro di me, mi fa piangere e il fumo e le lacrime scopro che vanno molto, ma proprio molto d'accordo. Quando ho un pacchetto di sigarette che stanno per finire, non mi preoccupo perchè non penso a quelle che ho già fumato, ma ottimisticamente a quelle che ancora mi restano con le quali, riuscirò a finire la giornata e così la settima è Medication che mi risolleva e mi fa provare il fascino di una corsa in auto col finestrino aperto e mi fa sentire tanto James Dean e mi fa sentire di nuovo il padrone del mondo. Non so per quale associazione particolare ma la zighi col caffè è uno dei momenti che preferisco, un momento bello che mi da più piacere degli altri, così l'ottava, Old Friends, ha il gusto delle cose belle, dei buoni ricordi, di quei momenti che non dimenticherò mai, un volto, un attimo, uno sguardo, un gesto sono tutti lì, in quello sbuffo di fumo che odora di caffeina che si innalza verso l'alto come una richiesta di aiuto, nella speranza che quei momenti non finiscano mai e che possa viverne tanti, tutti i giorni. La nona è quella dei pensieri, dell'attesa, fumo Lights appoggiato ad una colonna, lo sguardo fisso all'orizzonte a veder scorrere la vita e a fare i conti con il passato ed il presente fregandomene del futuro, si consuma in fretta, forse troppo, come non avrei voluto che accadesse, mi sarebbe piaciuto fosse durata in eterno, come una boccata senza fine. Io mi perdo dentro di lei a gustarmi ancora e ancora, il suo odore e il suo sapore... ne vorrei ancora ma sono finite perchè la decima sigaretta, ho pensato di offrirvela, consideratela come un invito all'ascolto di questo Mercury State, ma attenzione, come ho già detto provoca assuefazione e gravi malattie gastro-cardiache ma solo a coloro che sanno respirare la musica a pieni polmoni...


giovedì 14 febbraio 2013

Plantman - Whispering Trees


Io, un po' Dorian Gray...

Non so quale sia esattamente la mia risposta addominale e neuronale ad alcuni tipi di sollecitazioni, mi rendo conto che tanto più mi voglio allontanare con forza da qualcosa con la mente, tanto più la mia pancia esercita una forza pari e contraria per farmi tornare dentro. Forse è una situazione comune a tante persone ma per quel che riguarda il mio caso, le mie ossessioni prendono il sopravvento su tutto ed irrazionalmente ecco che, immancabilmente imbocco il tunnel nel quale rimarrò per certo intrappolato a lungo e più fa male, più è buio e più è pieno di curve più io, incomincio ad abitarvi. Purtroppo o per fortuna, a volte purtroppo... è così per tutto e capita che in un certo periodo della mia vita, un determinato anno in un determinato giorno, arrivi inesorabilmente un disco, acquistato per essermi invaghito della copertina, a farmi crollare emotivamente, che riesce a gettarmi nella più completa e perfetta ascesi emozionale. Wispering Trees è la risposta a tutto, è l'insieme delle aggrovigliate emozioni, è le parole che non riesco a dire, è la sintesi dei miei pensieri, è il mio io riflesso nella sua musica, nelle sue parole... tutto quello che sono e che voglio essere ora è qui, racchiuso all'interno di queste 15 canzoni che sfiorano l'anima, accarezzano il cuore e rassicurano la mente. Cosa sia non lo so, ma ancora una volta la musica è la risposta a quello che vorrei esprimere a quel groviglio di pensieri, emozioni e sentimenti altrimenti senza sbocco alcuno, non è un disco liberatorio, è un disco che mi comprende, mi abbraccia e mi fa sentire in pace con il mio modo, non posso lasciarlo, mi tiene incatenato, in queste canzoni io ci sono, io esisto, fuori di queste sarei perduto. Forse, anzi certamente, l'intento iniziale di Matt Randall non era questo ma chi "spaccia" emozioni sa che chi è dall'altra parte poi coglie quello che lo colpisce di più e in questo disco io sto male ma sentire di stare male mi fa stare bene... ed è così, che dopo i primi tre accordi di Away With the Sun, ho già lo stomaco strizzato e fatco a deglutire e provo quella sensazione gratificante di non aver bisogno di spiegare niente a chi mi sta di fronte perchè sento che, anche senza parlare, mi ha già capito. Spirit Or Spell mi prende sotto braccio e mi porta in un bel parco dove il vento asciuga le lacrime, dove posso incominciare a respirare dove incomincio a realizzare di aver trovato conforto. Sto per proferire parola ma The Bitter Song lo fa per me perchè è la mia storia, perchè sta raccontando di me. Continuiamo a camminare e mi sento sollevato a poter emettere il primo respiro profondo grazie a Stickman, sorridere mi risulta complicato ma Whispering Trees mi mette addosso una certa euforia, di quelle che mi fanno anche compiere qualche goffo tentativo di muovere passi di una danza sconclusionata ma in un certo modo, liberatoria. You Wear the Crown mi riporta alla consapevolezza ed alla confusione, in quell'alternanza di coscienza ed incoscienza che mi è propria in questi momenti. Crackles mi rigetta nei miei vent'anni ed è un ricettacolo di ricordi confusi, di progetti iniziati e mai finiti, di momenti di vita passata vissuti con un impeto e un'incoscenza che rimpiango di aver smarrito col tempo. Così mi raggomitolo ancora con Doves Tail che traduce le occasioni perdute, quelle mancate, gli errori commessi, i dolori provati e le gioie vissute in un tremendo uppercut che mi lancia a terra, tramortito. Con Lunaria potrei trovarmi in ogni dove, in un qualsiasi momento della mia vita, Lunaria sono io, perso nelle centinaia di migliaia dei miei pensieri e delle mie emozioni che non trovano pace ed è proprio Old Ghosts (ironia della sorte) a rievocare tutti i fantasmi del passato e a far rivivere tutti gli errori compiuti e le situazioni irrisolte dalle quali non posso o forse non voglio uscire. May (Safe Hearts) è il riassunto di tutto quello che vorrei dire, è un mantra che mi tormenta,  rappresenta tutta la mia incapacità di spiegare tutte le mie sensazioni contrastanti, il mio bianco ed il mio nero senza essere in grado di tracciare la benchè minima sfumatura di grigio, pur pallida che possa essere. Come può un disco raccontare così di me? come può una canzone stravolgermi a tal punto come Sleep On a Cloud? La musica non mi da risposte, mi compenetra, mi rende quello che sono, è contemporaneamente il mio eso ed endo scheletro, è la mia pancia ed è il mio cervello, è l'aria che respiro, è la gioia che provo ed è il dolore che sento Widescreen Heart è il mio esatto riflesso. Mi sento un Dorian Gray del terzo millennio ma per mantenermi vivo non ho bisogno del mio ritratto ma della mia immagine che trovo riflessa nella musica. Vini è il cuore che batte, è la paura, è l'ansia, è l'adrenalina che sale, è il desiderio di poter raggiungere qualcosa di straordinario ma sapere che non potrà essere, è rabbia, è frustrazione, è disperazione ma è anche ciò che è giusto fare ma so per certo che non riuscirò mai a razionalizzarlo... è come la pancia fuoriuscisse dal mio corpo. Melodica Forest è rassegnazione, è consolazione, è presa di coscienza... è la cosa giusta, è la strada che ho scelto verso la pace... ma è anche la fine del disco e so che dopo la fine c'è di nuovo l'inizio ed ecco che ricomincia tutto daccapo e Away With the Sun è già al suo terzo accordo, ed allora tutto ricomincia e non avrò forse mai pace o almeno fino a quando non troverò un altro disco nel quale perdermi, nel quale cercarmi, nel quale ritrovarmi, nel quale chiudermi in un abbraccio così intimo che non ho assolutamente più intenzione di sciogliere.


mercoledì 6 febbraio 2013

Eels - Wonderful, Glorious



Cast Away

Non so perchè ma quando ascolto qualcosa partorito dalla mente di Mark Oliver Everett ho come la sensazione di rtrovarmi sempre nei panni di un Robinson Crusoe naufrago su di un'isola deserta con tutte le ansie, le paure, le scoperte e le angoscie che questo comporta. Con ogni loro nuova uscita, gli Eels, mi lasciano perennemente spiazzato, è vero che alcune cose si ripetono come un marchio di fabbrica, ma quell'accordo che non mi aspetto, quei vuoti e quei pieni improvvisi mi fanno sentire come se dietro ogni cespuglio, ogni pianta, ogni duna di quell'isola non sapessi mai cosa aspettarmi. Insomma so che forse troverò cose che nella mia mente logicamente mi aspetterei di trovare ma quella sensazione di inaspettato, di ignoto rimane sempre e così, armato del solo machete, non mi resta altro da fare che innoltrarmi nella boscaglia che a volte lascia tutto al buio ed altre invece regala sprazzi di luce accecanti. Sballottato sulla sabbia umida mi ritrovo avvolto nell'atmosfera magica di Bombs away, incalzante tesa, cupa colma di ansie, se non fosse per quei momenti di quiete che lasciano aperta una inconscia speranza mi perderei nella disperazione del momento, ma proprio quegli attimi mi fanno pensare ... sono qui... mi troveranno. Kinda Fuzzy è intrigante, incute una curiosità quasi morbosa, è furba ed accattivante se non per quelle inquietanti pause nelle quali la voce di Everett sembra provenire da un punto imprecisato che sono incapace di discernerere se sia dentro o fuori di me. Accident phone è il momento che arriva dopo lo shock iniziale, è una presa di coscienza del mio status e mi vedo sulla sabbia asciutta al sole, ansimante mentre cerco di raccogliere i miei pensieri e di farmi forza, è l'incoscienza del momento che viene l'istante seguente polverizzata dal ritmo martellante di Peach Blossom, è ora di incominciare ad esplorare, ecco la sensazione della macchia che si fa a volte più fitta e più buia, altre lascia spazio a radure assolate che mi infondono il coraggio di proseguire. On the Ropes è dapprima un rumore di un ruscello che proseguendo, diventa concretamente pura acqua di sorgente dalla quale posso dissetarmi a piene mani, purificare il mio corpo e togliermi di dosso il sapore del sale, è acqua dolce, fresca e cristallina. La pace interiore appena conquistata viene presto disattesa dall'arrivo di The Turnaround, languida ballata che mi porta a riprendere coscienza del luogo in cui mi trovo, devo compiere una scelta, quella se abbandonarmi totalmente all'oblio che mi provoca o se continuare ad affrontare nuovamente il cammino alla scoperta dell'isola. Voto per la seconda opzione e New Alphabet mi ritrova divertito a menare fendenti con rabbia e disperazione e nello stesso tempo mi lascia spazi per riprendere fiato e per chiedermi se valga veramente la pena proseguire. Stick together alza i battiti cardiaci, è corsa, è affanno, è un cane che si morde la coda è paura di non approdare a niente... sto per impazzire, corro e grido. Il sole sta calando, sta arrivando la notte, mi sono perso e sono al culmine di un dirupo, mi siedo a contemplare le prime stelle e insieme a queste  l'orizzonte che piano piano sta diventando un tutt'uno con il mare. Penso alla mia vita, con True Original, sento riaffiorare dentro di me solo pensieri belli e in questi trovo conforto, la mia vita ora è tutta qui con me, mi commuovo e piango a dirotto. L'oscurità mi ha avvolto completamente, Open my Present è un fuoco che arde, è la speranza che si fa strada nella disperazione è la mia occasione per farmi notare da quella lontana luce tremolante che, tra le tante che scorgo nel cielo, sembra diversa, sembra essere quella di una nave. You're my friend è un'attesa, l'attesa di essere visto, l'attesa di essere raccolto, è l'attesa che la promessa che porto dentro di me, di cambiare tutte le cose che non vanno nella mia vita, potrà avverarsi. La luce tremolante si fa sempre più vicina e distinta, I Am Building a Shrine mi gonfia il cuore, mi trasforma, mi fa credere di poter essere quello che non sono mai potuto o voluto essere, per mille motivi, e mi regala la salvezza. Mi hanno visto, mi getto a perdifiato giù per il dirupo, i piedi che fanno male, le gambe che tremano, la discesa sembra interminabile, io che urlo finalmente sulla spiaggia, il cuore che batte all'impazzata e finalmente, al minuto 2.10 di Wonderful, Glorious, ecco arrivare la tanto agognata salvezza! Vengo illuminato, trovato, salvato riscaldato, mi viene data una nuova opportunità, la mia vita riprende. Riuscirò a mantenere la promessa o tornerà ad essere tutto come prima? Questo sta a me deciderlo, vivere ogni momento come se fosse l'ultimo, vorrei fosse così... e così sarà. Ora, qui, ne ho la certezza.
Scrivere recensioni? no, non ne sono portato! Trasmettere sensazioni... quello ci provo... spero arrivino! Ancora una volta grazie E... per tutto.

N.B. Le 13 tracce fanno parte del disco ufficiale. Nella versione deluxe è presente un secondo CD con 4 inediti ed 8 tracce live. Vivamente consigliata.